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«Ho denunciato il pizzo e le banche non mi fanno più credito. Perché il racket può uccidermi»

Dicendo no al pizzo ha sfidato i clan della provincia di Foggia. È l’unico imprenditore che si è costituito parte civile nei processi contro la mafia foggiana. È un testimone di giustizia, il secondo della storia e il solo rimasto in vita, perché il primo, Giovanni Panunzio, venne ucciso nel 1992. Lazzaro D’Auria, 55 anni, campano di origine ma da 30 anni nel Tavoliere delle Puglie, ha iniziato a sfidare i clan quattro anni fa. Da allora rischia la vita. E per questo le banche non vogliono concedergli più credito: perché potrebbe essere ucciso da un giorno all’altro. «Su sei banche con cui lavoravamo — denuncia Lazzaro — soltanto una ha continuato a farlo spontaneamente. Due lo hanno fatto su invito del prefetto, le altre tre hanno più che dimezzato i finanziamenti, da 9 a 3,7 milioni. In pratica il testimone di giustizia viene trattato come un evasore fiscale o un cliente con precedenti». E ciò mette a rischio la sua impresa, 30 milioni di fatturato, costretta a finanziarsi per andare avanti: in agricoltura prima si semina e poi si raccoglie, prima si investe e poi si incassa, «abbiamo dieci mesi di soli investimenti e poi si inizia a guadagnare, questo è il nostro flusso finanziario». ( Lazzaro ha denunciato i boss della malavita foggiana. Che adesso sono in carcere. Ma da testimone di giustizia le banche gli hanno chiuso i rubinetti del credito. «Perché rischio di essere ucciso e potrei non restituire i soldi. Il testimone di giustizia viene trattato come un evasore fiscale o un cliente con precedenti» / Corriere Tv ). Guarda il video su Corriere: https://video.corriere.it/economia/ho-denunciato-pizzo-banche-non-mi-fanno-piu-credito-perche-racket-puo-uccidermi/a4d1c3f2-9c76-11eb-ab49-e9c3a437f094

Furio Piccione

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Furio Piccione

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