Categorie: Foto Memorie

La morte di Caravaggio

18 luglio 1610 – Muore a Porto Ercole, appena 38enne, Michelangelo Merisi, detto il Caravaggio, uno dei più grandi pittori di sempre.

Stanco e malato, era in fuga da anni per la condanna a morte emessa nei suoi confronti dal Papa, relativa all’assassinio di un rivale durante una partita di pallacorda (il che fa capire quanto il suo carattere fosse turbolento e irascibile).

Dopo secoli di oblio, la vera riscoperta di Caravaggio avviene solamente nel secolo scorso, soprattutto perché la capacità dei suoi dipinti di raccontare i volti del popolo, l’analisi delle emozioni umane e l’uso scenografico della luce ben si adattano alla nostra epoca, rendendolo più contemporaneo al nostro sentire comune, figlio di rivoluzioni e stravolgimenti sociali, di quanto potesse essere ai tempi dell’assolutismo e del dogmatismo.

La vera rivoluzione di Caravaggio sta nel suo naturalismo, espresso nei soggetti e nelle atmosfere attraverso una particolare illuminazione che teatralmente sottolinea i volumi dei corpi, facendoli visivamente uscire dal buio della scena. Per la realizzazione dei suoi dipinti Caravaggio, nel suo studio, posizionava lanterne in posti specifici per far sì che i modelli fossero illuminati solo in parte, a “luce radente”, così da far emergere da uno sfondo scuro solo specifiche porzioni della scena dipinta, che acquistano in tal modo un rilievo quasi scultoreo grazie ai forti contrasti di luci e ombre.

Il realismo che ne deriva, non consiste tanto nell’osservare e copiare la natura, quanto nel rifiutare le convenzioni, nel puntare sul vero senza la spasmodica ricerca del “bello”, nel rinunciare all’invenzione per focalizzarsi sui fatti.

Definitiva l’analisi di André Berne-Joffroy, autore di Le Dossier Caravage: “Ciò che inizia con l’opera di Caravaggio è molto semplicemente la pittura moderna”.

Max Conte

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