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Lo schiaffo del CSM a Giovanni Falcone

“Quando Giovanni Falcone, solo per continuare il suo lavoro, propose la sua aspirazione a succedere ad Antonino Caponnetto, il CSM con motivazioni risibili gli preferì il consigliere Antonino Meli. Falcone concorse. Qualche Giuda si impegnò subito a prenderlo in giro. E il giorno del mio compleanno, il CSM ci fece questo regalo: gli preferì Antonino Meli.” (Paolo Borsellino)

19 gennaio 1988 – A seguito delle dimissioni di Antonino Caponnetto per le non buone condizioni di salute, al suo posto il Consiglio Superiore della Magistratura elegge Antonino Meli a capo del Pool antimafia preferendolo incredibilmente a Giovanni Falcone, nello stupore dell’Italia intera e nonostante il parere espresso dallo stesso Caponnetto.

In sede di votazione, persino Magistratura Democratica (la corrente teoricamente più vicina a Falcone) si esprime a favore di Meli, con l’unica eccezione di Gian Carlo Caselli. Le “motivazioni risibili” citate da Borsellino sono soprattutto anagrafiche, in quanto Meli, pur non essendosi mai occupato di mafia, poteva vantare una maggiore anzianità di servizio di Falcone; curiosamente, anni dopo, Caselli non verrà eletto Procuratore nazionale antimafia per le ragioni opposte, visto che un emendamento ad hoc alla cosiddetta Riforma Castelli sull’ordinamento giudiziario, approvato in fretta e furia, abbassò drasticamente i limiti di età (provvedimento poi dichiarato incostituzionale dalla Consulta).

Una volta eletto Consigliere istruttore a Palermo, Meli inizierà fin da subito a smantellare il metodo di lavoro del Pool, sciogliendolo definitivamente dopo poco tempo.

Andrà in pensione un anno dopo le stragi di Capaci e Via D’Amelio, spegnendosi serenamente nel 2014 alla veneranda età di 94 anni.

Antonino Meli – Giovanni Falcone
Jack Sentenza

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Jack Sentenza
Tags: mafia

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