Un permesso per la discussione della tesi è diventato l’occasione di fuga per Andrea Cavallari, 26 anni, uno dei condannati per la strage di Corinaldo. Stava scontando una pena di 11 anni e 10 mesi per omicidio preterintenzionale, per la morte di sei persone la notte del 7 dicembre 2018, quando ha fatto perdere le sue tracce.
Mentre si trovava al carcere Dozza di Bologna, Cavallari si è iscritto alla facoltà di legge. Al termine del triennio di studi ha ottenuto un permesso premio per discutere la tesi. Giovedì 3 luglio esce quindi dal carcere, accompagnato solo dai familiari, per recarsi alla sede distaccata dell’università di Bologna, a Palazzo Malvezzi.
Ma dopo la dissertazione e la proclamazione, si dilegua: alla Dozza alle 18 – orario previsto per il rientro nel penitenziario – non si presenta. L’allarme della Polizia penitenziaria scatta dopo 12 ore, come previsto dalla legge. Dopo la segnalazione, la procura di Bologna ha aperto un fascicolo per evasione.
Lo si cerca ormai da quattro giorni. L’ultima ad averlo visto è la fidanzata, con la quale si era allontanato dopo la laurea.
Sconcerto fra i parenti delle vittime della strage di Corinaldo. "Com’è possibile?", si chiede sconcertato Fazio Fabiani, intervistato dal Corriere della Sera. Fra le vittime di quella notte c’è anche sua figlia, Emma, che aveva solo 14 anni. "Com’è che una persona condannata a 18 anni, ridotti a 12 per il rito abbreviato, possa uscire da solo e senza controlli dopo tre anni dalla sentenza definitiva?".
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