Crisi della democrazia e bellezza: Gian Maria Tosatti a Odessa

di Redazione

Crisi della democrazia e bellezza: Gian Maria Tosatti a Odessa

| venerdì 15 Gen 2021 - 18:47

Milano, 15 gen. (askanews) – Una nuova tappa, a Odessa in Ucraina, del progetto sulla crisi della democrazia portato avanti da anni e da diverse tappe dall’artista Gian Maria Tosatti. Il nuovo episodio arriva dopo gli interventi a Catania, Riga e Cape Town, e si colloca sempre all’intero del ragionamento, anche politico, dell’artista.

"Parliamo di un’Europa – ha detto Tosatti ad askanews – che è ancora completamente insanguinata da guerre di vario genere, io vengo dall’Ucraina dove c’è ancora una guerra in corso, a Cipro il conflitto dura da più di 40 anni, c’è la Turchia che ha una serie di problemi irrisolti, ci sono stati problemi enormi a Calais, dove c’era la grande città dei migranti che è stata rasa al suolo dalla polizia francese e anche se non la possiamo chiamare guerra, ha comunque delle tinte da guerra civile".

Il progetto "Il mio cuore è vuoto come uno specchio" arriva in Ucraina in collaborazione con The Blank Contemporary Art di Bergamo e con il sostegno dell’Italian Council. E, come è nelle corde dell’artista, si tratta di un intervento che gioca sul concetto forte di mimesi con il luogo.

"E’ realizzata su questa spiaggia – ha aggiunto Tosatti – ma non c’è nessun elemento che introduca a quell’elemento come opera d’arte. Le persone la vedono come se fosse qualcosa di esistente chissà da quanto. Sul lago di Odessa ci si trova di fronte a una modificazione del paesaggio che abbiamo realizzato senza che ci sia nessuna informazione che ti dica che quella è una mostra di arte contemporanea o che è un’opera d’arte".

Fondamentale, nel lavoro di Tosatti è la presenza sul luogo degli interventi, la stretta compenetrazione con l’ambiente e le persone, per fare sì, come dice il titolo del progetto complessivo, che l’artista sia solo un riflettore per la realtà.

"Cerco di imparare dai territori quello che non so – ha concluso – ed è, secondo me, l’approccio migliore per parlare del mondo, perché altrimenti si parla di se stessi e l’artista non è mai qualcuno che deve parlare di sé, l’artista è il costruttore di uno specchio che deve sempre riflettere la realtà, non deve riflettere l’artista".

Quella di Odessa è un’opera che guarda alla dimensione della narrazione complessiva, in relazione con le altre tappe, ma anche a parole impegnative ed evocative come "profezia", per guardare al mondo dopo la fine della storia umana. Che però non vuole avere una valenza di dramma, bensì di celebrazione di una forma superiore di bellezza, seppure nel trauma.

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