Medici e infermieri in fuga dai Pronto soccorso, ne mancano 4mila

di Redazione

Medici e infermieri in fuga dai Pronto soccorso, ne mancano 4mila

| martedì 17 Mag 2022 - 14:04

Riccione (Rimini), 17 mag. (askanews) – Sono 600, da gennaio a oggi, i medici dell’emergenza e urgenza che hanno scelto di dimettersi dai Pronto soccorso, dove in media ogni anno accedono tra i 21 e i 24 milioni di pazienti. Andando avanti così si calcolano 5mila medici in meno entro la fine del 2022. La situazione è estremamente preoccupante perché già ora in Italia mancano 4.200 tra medici e personale infermieristico da impiegare nei pronto soccorso.

Agnese Testoni, infermiera del Dipartimento di emergenza-urgenza dell’Asl Roma 4: "Un esodo dei medici dell’emergenza, un primo vacillamento degli infermieri. Le istituzioni devono correre immediatamente ai ripari perché perdere delle professionalità così importanti è un danno per gli utenti e i pazienti".

Le conseguenze più gravi si sono registrate negli ultimi giorni al San Camillo di Roma e al Cardarelli di Napoli, con pazienti abbandonati sulle barelle nei corridoi in attesa di essere visitati. Ma tutti gli ospedali italiani lamentano problemi simili: strutture inadeguate, aumento di accessi di cittadini con traumatologia minore o con problemi di carattere sociale, infortuni sul lavoro o stradali non gravi e una pletora di attività legali che determinano il sovraffollamento. Come è stato ricordato a Riccione al congresso nazional di Simeu, la Società italiana di medicina d’emergenza-urgenza.

Il past president, Salvatore Manca: "Il Cardarelli è sovraffollato da quando io ho cominciato a lavorare oltre trent’anni fa e periodicamente viene fuori la bomba: una volta c’è il caldo, una volta l’influenza, una volta il Covid. Quella è solo benzina sul fuoco, il problema è pre-esistente e va affrontato con soluzioni di sistema, non con servizi scandalistici che lasciano il tempo che trovano, dopo una settimana non se ne ricorda più nessuno".

A Riccione anche Francesca Mangiatordi, medico dell’ospedale di Cremona, autrice della foto diventata uno dei simboli della pandemia, scattata la notte del 7 marzo che ritrae l’infermiera Elena mentre dorme stremata sulla tastiera del computer a fine turno. "Quella foto secondo me è più attuale che mai. Siamo stremati non solo dalla pandemia e da quello che abbiamo passato in questi due anni ma da tutto ciò che non è stato fatto in questi due anni dalle istituzioni e da chi si doveva occupare di risolvere le problematiche territoriali".

Un migliaio gli operatori sanitari sono saliti sul palco del congresso Simeu per chiedere al ministro della Salute Speranza un intervento rapido. Il presidente Fabio De Iaco ha chiesto di poter impiegare gli specializzandi dal terzo anno per non rischiare di chiudere delle strutture.

"Il ministero è accanto a noi, è stato messo in piedi un tavolo complesso di lavoro. Aspettiamo le prime risposte concrete. Finora c’è stato un confronto costruttivo sui problemi e le possibili soluzioni, ma adesso è il momento di passare alle definizioni delle soluzioni concrete".

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