Un materasso, un paio di cuscini, una trapunta, coperte. Un bottiglia di spumante da poco prezzo. «Sotterraneo N» del cimitero Monumentale San Cataldo di Modena. Qualcuno la notte dimora qui, infilandosi nei loculi vuoti. Fa freddo, e ci s’ingegna cercando un riparo.
Il camposanto è appena fuori città, verso la Tangenziale. È un complesso grande, mescola padiglioni risalenti al 1850 e altri moderni, in stile razionalista. Vi riposano modenesi qualunque e altri celeberrimi come Enzo Ferrari, suo padre Alfredo e il figlio Dino. Poco più in là, ecco la tomba di un altro costruttore, Alejandro De Tomaso, e quella del soprano Mirella Freni. All’ingresso svetta il sacrario dei caduti della Liberazione e subito accanto una scultura di Arnaldo Pomodoro, «Una battaglia per i partigiani».
