Questi sono i turisti in visita ad Atene stamattina che boccheggiano per il caldo. Non è certo una novità ai piedi del Partenone. Lo è il fatto che troppe volte le temperature abbiano raggiunto la soglia record di 42 gradi, costringendo il ministero della Cultura greco a chiudere parzialmente l’Acropoli nelle ore più calde, tra le 13 e le 17. Le ondate di caldo anomalo nell’Europa occidentale hanno di nuovo fatto alzare il livello di guardia sul riscaldamento globale. Dibattito aperto anche oggi al Parlamento europeo, che questa mattina ha bocciato, tra le proteste degli ambientalisti, il ricorso alla procedura d’urgenza per approvare la proposta della Commissione europea che stabilisce un obiettivo di riduzione delle emissioni del 90% entro il 2040 rispetto ai livelli del 1990.
Proprio oggi il servizio europeo Copernicus ha diffuso i dati sul mese di giugno, che a livello mondiale è stato il terzo giugno più caldo, subito dopo quello del 2024 e 2023, ma per l’Europa occidentale è stato il più caldo mai registrato in assoluto.
Statistiche che possono sembrare astratte. Più effetto fanno forse altri numeri, quelli dei decessi, che sono triplicati durante l’ultima ondata della settimana scorsa. Questo secondo uno studio relativo alle grandi città europee fatto dall’Imperial College London e dalla London School of Hygiene & Tropical Medicine per Greenpeace.
Dal 23 giugno al 2 luglio, dei 2.300 decessi da calore stimati, 1.500 sono attribuiti al cambiamento climatico. Quasi per il 90 per cento sono ultrasessantacinquenni. 164 le vittime a Roma, 317 a Milano. Un bilancio, sottolinea lo studio, superiore in alcuni casi a quello di altri disastri naturali – l’alluvione di Valencia ha fatto, ad esempio, 224 morti. Una strage, quella provocata dai cambiamenti climatici, ancora troppo silenziosa.
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