Sono i soliti nomi, le solite facce. La maggior parte di loro era seduta in prima fila alla cerimonia di insediamento del nuovo presidente degli Stati Uniti Donald Trump. Li vediamo tutti, ormai quotidianamente, a corredo di notizie, annunci, battute, attacchi. Non sono più solo imprenditori e informatici dalla spiccata genialità, ma vere e proprie celebrità. Che mutano i comportamenti sociali, determinano gli andamenti finanziari, influenzano le decisioni politiche. «Architetti» – questo è il termine con cui vengono descritti – di una tecnologia che, nel bene e nel male, è indicata come rivoluzionaria: l’intelligenza artificiale. Sono lì, tutti insieme, seduti su una trave sospesa proprio come gli operai in pausa pranzo che nel 1932 costruivano il Rockfeller Center in una delle foto più iconiche dell’epoca della Grande Depressione. La copertina del Time li immagina mentre conversano e si confrontano. Protagonisti di una nuova epoca il cui aggettivo per descriverla è ancora incerto. Intanto si sono meritati – tutti insieme – il titolo di «Persona dell’Anno» dato dalla storica rivista americana.
Da sinistra a destra: Mark Zuckerberg è il fondatore di Facebook, oggi Meta, e padre di Meta AI. Lisa Su è la Ceo di Amd, colosso dei semiconduttori e di quei chip fondamentali per l’addestramento dei modelli. Proprio come Jensen Huang, Ceo di Nvidia che ha fatto la sua fortuna con l’AI: oggi è l’azienda più capitalizzata al mondo. In mezzo, è seduto Elon Musk. Tra le sue società c’è anche xAI, nei cui laboratori è stata creata Grok. Poi Sam Altman, padre di OpenAI e dunque ChatGpt. E Demis Hassabis, premio nobel 2024 per la chimica nonché a capo dei laboratori di ricerca DeepMind di Google. Ancora, abbiamo Dario Amodei, che insieme alla sorella Daniela ha lanciato Anthropic, la startup da cui è nato Claude, e Fei-Fei Li . Considerata la «madrina» dell’intelligenza artificiale, a Stanford ha fatto le prime ricerche sulla computer vision.
