Roma, 11 apr. (askanews) – L’arte ferita. L’arte ferita prima dal Covid e poi dalla guerra. Dallo spettacolo, dalla musica, dal teatro, parte un messaggio di speranza.
Il messaggio di Frankie hi-nrg. "I due anni di pandemia finora trascorsi e questi ultimi accadimenti bellici portano un grave colpo innanzitutto all’umanità ma nell’ambito dell’espressione artistica, delle arti, dello spettacolo, ci sono state grosse mutilazioni e perdite perché molti tecnici qualificati, molti artisti per esigenze pratiche hanno cambiato percorso e si sono improvvisati in altri ambiti che gli permettessero di sopravvivere".
"Jesus Christ Superstar – prosegue l’artista – racconta la parabola di un martirio che nonostante il devastante ha rappresentato il seme per la crescita collettiva. E il messaggio laico che porta questo spettacolo, ci racconta quello che spero essere il futuro delle arti, così duramente martirizzate, da questo sangue sento che stanno nascendo nuovi artisti, nuove tendenze, nuove curiosità, sempre con l’idea che laddove c’è arte, non c’è guerra. Fuori dall’arte c’è la guerra. Ma quando c’è arte, quella un’isola di pace, è questa l’inguaribile maniera che mi permette di andare avanti in questo mestiere con forza e vigore".
Per Francesco Gabbani "il conflitto mi lascia sconvolto. è inconcepibile pensare che ci possa essere una guerra nel 2022. C’è la speranza che tutto questo presto possa finire".
Giovanni Caccamo osserva: "Un’arte ferita ha anche la responsabilità di guarire, guarire sè stessa e provare a guarire gli altri".