Nella foto di gruppo, in mezzo agli altri vincitori del Premio letterario «Carlo Bo-Giovanni Descalzo», si nota subito tra gli adulti questo bambino con la camicia a quadrettoni da montanaro.
Dante Benedetti ha dieci anni e viene davvero dai monti, da San Lorenzo di Sebato, in val Pusteria, come ha raccontato Luca Fregona sull’Alto Adige. Una sua poesia ha vinto il prestigioso concorso di Sestri Levante, ma più che l’età colpisce l’argomento scelto. «Stavo leggendo il libro Ultime lettere da Stalingrado, una raccolta di testi dei soldati tedeschi della Wehrmacht sul fronte orientale. In particolare mi ha colpito la lettera di un pianista che scrive alla moglie di aver perso il pollice della mano destra e tre dita della sinistra, che anche se riuscirà a tornare a casa non potrà più suonare. Poi le dice che un altro soldato ha trovato un piano a coda per strada, si è messo a suonare L’Appassionata di Beethoven in modo sublime e cento commilitoni si sono fermati ad ascoltarlo sfidando le granate dei nemici».
Dante ama scrivere ma soprattutto leggere, adesso sta finendo Guerra e pace di Tolstoj. Uno dei suoi autori preferiti è Mario Rigoni Stern. «Il sergente nella neve mi è piaciuto moltissimo. Ma credo che Il bosco degli urogalli sia il suo libro più bello». Si esprime con una proprietà di linguaggio sorprendente, non solo per i suoi dieci anni.
