Ieri l’ex premier britannico Tony Blair e il genero di Trump Jared Kushner hanno presentato al presidente americano le loro idee per il dopoguerra a Gaza. Uno scenario di governo nella Striscia senza Hamas al potere.
In serata si sono visti anche i ministri degli esteri di Stati Uniti e Israele.
A luglio il Finacial Times aveva rivelato che lo studio di consulenza di Tony Blair da 160 milioni l’anno era coinvolto in una chat con imprenditori israeliani sul progetto di una controversa riviera di Gaza, che implicherebbe la deportazione dei palestinesi.
Questo succede mentre soldati e bulldozer avanzano accerchiando Gaza City, di cui controllano già le periferie.
Il portavoce dell’esercito ha ribadito che l’evacuazione è inevitabile, è l’ennesima deportazione interna per la gran parte dell’un milione e 200mila persone che vivono nella città.
Ieri è arrivato l’ordine di lasciare il quartiere di Zeytoun, dove c’è anche la chiesa ortodossa di Gaza.
Ma i preti e le religiose – ortodossi e cattolici – hanno scelto di restare nelle proprie parrocchie nel capoluogo della Striscia. Anche a costo della propria vita.
Una decisione definita commovente dal custode di Terra Santa padre Francesco Ielpo.
I raid notturni e quelli della mattina hanno ucciso almeno diciassette persone.
Da ieri sono morte per malnutrizione quattro persone – di cui due bambini.
L’operazione per l’occupazione totale dovrebbe partire il due settembre con il dispiegamento dei 60mila riservisti già convocati.
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