Le immagini aeree mostrano con cruda chiarezza l’entità della distruzione nella Striscia di Gaza, a quasi due anni dall’inizio della guerra condotta da Israele. Quartieri rasi al suolo, interi isolati ridotti in macerie: tra i resti delle abitazioni, spuntano accampamenti di tende, improvvisate dimore per migliaia di sfollati.
Secondo quanto riportato dai media israeliani, il primo ministro, Benjamin Netanyahu, starebbe considerando l’ipotesi di una completa rioccupazione militare della Striscia di Gaza. Una decisione che rappresenterebbe un’escalation drastica del conflitto e che rischia di incontrare una forte opposizione sia all’interno del Paese che sulla scena internazionale.
Una simile mossa potrebbe mettere, difatti, in pericolo la vita di decine di migliaia di palestinesi e dei circa 20 ostaggi ancora in vita secondo le stime, oltre a isolare ulteriormente Israele sul piano diplomatico.
L’offensiva di ritorsione israeliana ha avuto un costo altissimo in termini di vite umane. Il Ministero della Salute di Gaza – parte dell’amministrazione controllata da Hamas ma gestito da personale medico – riferisce che oltre 61.000 palestinesi sono stati uccisi. Il dato non distingue tra civili e combattenti, ma è considerato attendibile da Onu e altre organizzazioni internazionali. Israele contesta il numero, pur non fornendo una propria stima ufficiale.
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