Guardarci da molto lontano: a BASE Milano il festival FAROUT

di Redazione

Guardarci da molto lontano: a BASE Milano il festival FAROUT

| mercoledì 16 Giu 2021 - 15:02

Milano, 16 giu. (askanews) – Un festival dedicato alla creatività contemporanea che vorrebbe aiutarci ad allontanare lo sguardo, per cercare una maggiore prospettiva sulle cose. Ha inaugurato a BASE Milano il progetto FAROUT: 45 giorni di eventi e incontri che ci sono stati presentati da Linda Di Pietro, responsabile del programma culturale dello spazio di via Bergognone.

"FAROUT – ha detto ad askanews – nasce con l’idea di guardare il mondo da lontano, mettersi sul pianeta più distante del Sistema solare e osservare come stiamo vivendo e come vivremo nel futuro. E lo facciamo attraverso l’arte: la danza, il teatro, la performance, la musica. A livello interdisciplinare. Cerchiamo il più possibile di affondare il nostro sguardo e la presenza del pubblico dentro delle esperienze".

Il programma prevede la presenza di 38 tra artisti e collettivi nazionali e internazionali, con sette Paesi coinvolti e sei prime nazionali. Ma a catturare subito lo sguardo, innescando quella sensazione, per dirla con Jonathan Franzen, di "più lontano ancora", è un grande pianeta Terra, illuminato dall’interno che ruota intorno a una sorta di foresta.

"L’idea – ha aggiunto Linda Di Pietro – è proprio quella di riconnettersi, di tenere Gaia al centro, di osservarla grazie all’intallazione gigante di Luke Jerram che campeggia all’interno della Sala grande di Base, e attraverso questo sguardo osservare nel dettaglio che cosa accade nel mondo e come possiamo intervenire o anche come possiamo tirarci indietro, essere meno invadenti verso la natura. In questa relazione di amore-odio tra uomo e ambiente, tra uomo e altri uomini, tra uomo e tecnologia".

Insomma una palestra, quella di FAROUT, nella quale l’arte e la cultura provano a farci rimettere in gioco, cambiando le prospettive, allargando le sensazioni. Cercando il molto lontano, l’inconsueto e il non abituale. Nell’ottica però di sviluppare – e questa è la domanda che tutto il sistema della cultura si sta ponendo ora, la domanda fondamentale – nuovi modi di co-esistere e co-abitare. Tra noi, ma anche con la natura, con le altre specie e, come diceva Timothy Morton, forse perfino con gli Iperoggetti non umani.

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