Nadine Abdel-Taif è stata intervistata lo scorso 15 maggio mentre camminava tra le macerie, dopo che un attacco aereo israeliano aveva colpito il suo quartiere, a Gaza.
In oltre dieci giorni di guerra, il bilancio delle vittime tra i palestinesi è salito a circa 220 morti, tra cui almeno 60 bambini mentre, secondo l’Unicef, sarebbero 444 i minori rimasti feriti e 30.000 gli sfollati: “Si stima che 250.000 bambini abbiano bisogno di servizi di protezione e per la salute mentale. Almeno 4 strutture sanitarie e 40 scuole sono state danneggiate. Circa 48 scuole vengono usate come rifugi d’emergenza per le famiglie che cercano rifugio dalle violenze” riporta Henrietta Holsman Fore, direttore esecutivo dell’Unicef.
Quella di Nadine è solo una delle innumerevoli storie di infanzia negata; questa bambina è riuscita a far sentire la sua voce al mondo, quella di tanti altri innocenti invece viene soffocata dall’odio e dalla violenza.
"Mia madre ci fa dormire su materasso nel corridoio, per tenerci al sicuro. La mia famiglia non merita di vivere così” -racconta ancora Nadine- "Non meritiamo di morire, io ho solo 10 anni, non conosco ancora il mio futuro. Bisogna smettere di vendere armi a Israele. Ogni giorno vedo morire un ragazzino solo perché usano quelle armi per fare del male. Ci sono genitori che non possono vedere i loro figli diventare grandi, non è giusto. Spero solo che tutto questo finisca, che finisca presto”.
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