C’è una strana, dolorosa ironia nella storia della letteratura: i grandi, spesso, diventano tali solo dopo essere stati ignorati, osteggiati, ridicolizzati. I loro contemporanei non li capiscono, li emarginano. E mentre il tempo, soltanto lui, ne rivela il genio, loro muoiono spesso incompresi, a volte sconfitti, sempre soli. Pensiamo a Kafka, che voleva che i suoi manoscritti fossero distrutti. A Van Gogh, che non vendette un solo quadro. A Leopardi, bersagliato da critiche, irriso per il suo aspetto, travisato nella sua visione. È anche da questo abisso temporale, tra incomprensione e gloria, che nasce ‘Lettera d’amore a Giacomo Leopardi’ (Solferino), il libro di Antonio Moresco.
“Mi sono innamorato di Leopardi in un momento difficile della mia giovinezza” racconta Moresco, “è stato l’amico che ti dice la verità, quella che gli altri non vogliono o non sanno dirti.” Non è una biografia né un saggio accademico, ma una lettera. Una forma fluida, amorosa, intensa, scelta per non sezionare Leopardi come un reperto, ma per viverlo, per restituirgli il corpo e il fuoco.
Il vodcast ‘Il piacere della lettura’ con Giulia Carla De Carlo continua su quotidiano.net, nella sezione ‘Libri’ 📚
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