Non era necessario aver collaborato con l’esercito di Kiev per essere torturati, era sufficiente trovare una foto pro-Ucraina nel telefono
L’inviato in Ucraina Lorenzo Cremonesi ha raccolto le testimonianze dei civili fatti prigionieri e torturati dai russi. Irina è la moglie di Gregorij, un civile fuggito da Kherson e catturato dall’esercito di Mosca: segnalava alle truppe di Kiev gli spostamenti dell’esercito russo nelle zone occupate. Per questo ha scontato una pena di 7 mesi durante i quali è stato sottoposto a torture. Si va dall’ascolto forzato – per tutta la notte – dell’inno russo, a violenze ben più gravi come la «telefonata al presidente». Così viene chiamato l’elettroshock ai testicoli a cui vengono sottoposti i prigionieri. Non è necessario aver collaborato con l’esercito di Kiev per subire vessazioni: basta trovare una foto pro-Ucraina sul telefono. ( Lorenzo Cremonesi / Corriere Tv ). Guarda il video su Corriere: https://video.corriere.it/esteri/racconto-torture-inflitte-civili-ucraini-parte-russi-chiamavano-l-elettroshock-testicoli-la-telefonata-presidente/f1956592-3c36-11ee-9815-eeb905304d3c