Stefano Lo Russo affida a un video sui social una riflessione sul percorso che la Città aveva avviato nel solco del Regolamento del Beni Comuni e che ora è cessato
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«Mentre i procedimenti giudiziari faranno sempre e comunque il loro corso, la tutela di un bene comune risponde ad altre logiche: politiche e amministrative. Ci siamo assunti consapevolmente la responsabilità di tentare un percorso che sapevamo non sarebbe stato facile, nel quale crediamo ancora oggi, perché fondato sul dialogo, sulla partecipazione e sulla responsabilità collettiva, nel solco dei valori della Costituzione della Repubblica, che riconosce e promuove l’autonomia delle comunità e la funzione sociale dei beni». All’indomani dello sgombero del centro sociale Askatasuna, il sindaco di Torino, Stefano Lo Russo, affida a un video sui social una riflessione sul percorso che la Città aveva avviato nel solco del Regolamento del Beni Comuni e che ora è cessato. «La nostra amministrazione, sul patto di collaborazione di corso Regina 47, si è fatta interprete di una linea di dialogo con la società e con i movimenti sociali, che è da sempre nelle corde di una città come la nostra, profondamente democratica e antifascista», ricorda il sindaco, sottolineando che la Città, «con una delibera coraggiosa e lungimirante, ha voluto dare una prospettiva a uno spazio così importante non solo per il quartiere di Vanchiglia. Penso fosse dovere di questa amministrazione – aggiunge Lo Russo – provare a risolvere una questione rimasta ferma per ventinove anni, che nessuno prima aveva saputo o voluto affrontare. Far finta di niente, dal nostro punto di vista, avrebbe significato rinunciare alla responsabilità di governo e alla cura di un bene comune della città». Nel video sui suoi canali social, il sindaco Lo Russo ribadisce la «condanna con fermezza» di «ogni episodio di violenza e aggressione avvenuto durante o a margine dei cortei di questi mesi, e in modo particolare gli attacchi alle sedi di giornali e organi di informazione, presìdi fondamentali di democrazia e libertà». Ma sottolinea che «le responsabilità penali sono e restano sempre personali e in capo ai singoli individui: questo è un principio cardine della democrazia liberale e dello Stato di diritto, che rifiuta ogni forma di responsabilità collettiva e ogni generalizzazione». Il primo cittadino torna poi a dire: «Noi crediamo nella coesione, nella cura del bene comune e nella partecipazione, e non accettiamo strumentalizzazioni che alimentano tensioni e paure, allontanando le persone invece di unirle. La vera sfida delle città oggi è saper gestire una convivenza civile, unire e non dividere, mediare e non radicalizzare». Da qui una presa di distanza dal centrodestra. «Da sindaco di una città Medaglia d’Oro della Resistenza e fortemente impegnata nella tutela dei diritti – dice -, voglio ribadire che Torino dissente profondamente dalle scelte e dall’impostazione culturale di questo Governo. Proprio per questo, l’amministrazione che rappresento non intende modificare le proprie priorità né cambiare approccio: continueremo a lavorare per promuovere il confronto e la solidarietà, affrontando sempre la critica e il dissenso con maturità democratica, nel rispetto dei diritti costituzionali, della legalità e della dignità di tutte e di tutti. Lo faremo – conclude – anche guardando al futuro di corso Regina 47, con l’obiettivo di mantenere nella città uno spazio a piena vocazione sociale e pubblica: un luogo di inclusione, servizi di prossimità, attività culturali e formative, aperto al quartiere, alle famiglie, ai giovani e a chi oggi fatica a trovare risposte».
