Una casa di quattrocento metri quadri, immersa nel verde della campagna opitergina, ogni stanza con un clima diverso: più fresca, più umida, più esposta al sole. Al piano terra i cani, ai piani superiori: gechi, gatti, petauri e – soprattutto – loro: oltre cento serpenti. Alcuni piccoli come spaghetti, altri che sfiorano i tre metri. C’è Agata, la prediletta, e poi Caius, tra i più grandi.
«Mi riconoscono dall’odore e dai movimenti. Non si addestrano, ma ti cercano, a modo loro», racconta Marula Furlan, 49 anni, nata a Oderzo ma cittadina del mondo. Educatrice, allevatrice, artista, madre – e, si, «signora dei serpenti». Camicia scura, capelli corti, nessun trucco. Nessuna posa. La voce è ferma, rapida, senza esitazioni: non ha tempo da perdere. Sveglia prima dell’alba. Controlla i terrari, misura temperatura e umidità. Ogni serpente ha il suo ritmo, ogni animale la sua esigenza, tutti curati come ecosistemi perfetti. «Prendersi cura di esseri viventi con esigenze basiche ma rigorose è come fare yoga: mi riporta a una dimensione semplice, naturale. Lavorare con i rettili è catartico, ti allontana dal caos relazionale. Devi rispettare spazi, tempi e ritmi. Ti costringe all’ascolto. Fanno da contraltare al carico emotivo che mi accompagna da sempre», racconta Marula.
