Le donne in Afghanistan fra terrore e speranza

di Redazione

Le donne in Afghanistan fra terrore e speranza

| mercoledì 18 Ago 2021 - 11:49

Kabul, 18 ago. (askanews) – Le donne potranno continuare a uscire in Afghanistan e a lavorare, anche nei palazzi del governo, ma seguendo le leggi della shari’a: l’annuncio dei talebani, nuovi governanti a Kabul, rassicura poco.

I diritti delle donne sono l’elemento base che tutta la comunità internazionale ora chiede per intavolare un dialogo con i nemici di ieri. Ovvio che almeno all’inizio si faccia sfoggio di compromessi.

Chi ha potuto, è scappato: come la regista Saha Karim che si filmava disperata nelle strade della capitale pochi giorni fa e che oggi su Twitter ringrazia i governi di Turchia e Ucraina, l’ambasciata slovacca in Iran, l’Accademia del cinema slovacca che mi hanno aiutato a uscire da Kabul con altre 11 persone.

Come lei intellettuali, studentesse, giornaliste sono riuscite a lasciare il paese ma moltissime sono rimaste nella capitale e altrove in Afghanistan. Qui a Herat, riconquistata dai talebani il 12 agosto, le bambine entrano in questa scuola tutta femminile, con la testa coperta da un hijab bianco. La frequenza scolastica per le bambine è una delle condizioni prioritarie per ottenere la collaborazione dell’Occidente. "Siamo contente che la scuola sia aperta e che possiamo studiare, speriamo che i talebani non ci ostacolino per sviluppare il nostro paese come gli altri" dice una di loro La direttrice Basira Basiratkha ringrazia Dio perché le porte dell’istruzione si sono riaperte per le bambine. Le studentesse vengono in gran numero dice, rispettando il velo islamico. Gli esami continuano, le insegnanti e il personale amministrativo sono presenti sempre rispettando il velo islamico. Chi può e ha ottenuto un visto, però, se ne va; con un trolley e i bambini per mano, come le famiglie che salgono in questo volo delle forze armate britanniche. Frenetiche queste ore di lavoro per tutti gli staff diplomatici all’aeroporto di Kabul. Ma a bordo salgono donne solo coi familiari; la maggioranza di chi parte invece sono giovani uomini soli, più liberi del loro destino.

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