L’Europa della burocrazia da anni ha regolamentato l’industria ponendo paletti, condizioni e limiti d’azione. Le aziende si sono adeguate, perdendo inevitabilmente il treno di una competitività che, per essere tale, deve sciogliere le briglie e seguire poche semplici regole di sviluppo.
Dal mercato dell’auto elettrica all’intelligenza artificiale, la ricerca farmaceutica e il data mining, in un mercato comune europeo, ormai sempre più necessario, ciò che mancano sono strumenti di investimento comune e un sistema di regole che punti all’agilità e all’apertura piuttosto che al contrario. Solo in questo modo le aziende danesi, italiane, francesi, tedesche, potranno sperare di competere con i colossi americani e cinesi.
Dunque materie prime in comune, strumenti di finanziamento più semplici del Pnrr, un debito comune capace di farsi promotore degli investimento e l’avvio politiche serie di incentivo della coesione in luogo della frammentazione. Ecco la sfida economica europea che stati membri, parlamento europeo e singole imprese sono chiamate ad affrontare.
Ne parliamo con:
– Marco Buti, Professor at European University Institute Firenze
– Lucia Aleotti, Presidente Pharmafin e Menarini industries, cavaliera del lavoro
– Marco Bonometti, Presidente e ad Officine Meccaniche Rezzatesi, cav. del lavoro
– Laura Colnaghi Calissoni, Presidente e ad di Carvico, Cavaliere del lavoro
– Bruno Veronesi, Cavaliere del Lavoro