Un figlio, prima ancora che un re. Il 20 settembre, sotto il cielo terso di Nicosia, Fabio Rizzo – per tutti Marracash – è tornato nella città dove tutto è cominciato e da cui, da bambino, è emigrato con i genitori. Un ritorno carico di emozioni, di ricordi, di sguardi. Non per un concerto, né per una celebrazione mondana, ma per un gesto simbolico che racchiude una vita intera. La sua terra gli ha consegnato la cittadinanza onoraria, e lui, con la voce rotta dall’emozione, l’ha ricevuta come un abbraccio che aspettava da sempre.
Autore di dischi che hanno segnato una generazione; artista capace di evolversi senza mai perdere coerenza, Marracash è uno dei nomi più solidi e rispettati del rap italiano. Nelle mani, la potenza di una penna tra le più interessanti del panorama musicale attuale. È da questa che nascono le sue barre taglienti, che hanno sempre messo al centro la realtà, la verità, le ferite e le rinascite. In altre parole, Fabio Rizzo racconta storie di vita vera sospese – proprio come deve essere – tra sofferenza e riscatto.
“È finita la pace”, il titolo dell’ultimo album, arrivato a tre anni dal precedente, “Noi, Loro, Gli Altri”, di cui è in qualche modo continuazione e conclusione. Tredici canzoni inedite attraverso le quali il Re del Rap prova a raccontare – e ci riesce benissimo – la solitudine, universale e collettiva, l’ansia di chi si incontra o si scontra senza mai capirsi davvero. Un titolo potente, che risuona come un campanello d’allarme e, allo stesso tempo, una dichiarazione esistenziale.
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