Lamezia Terme, 13 gen. (askanews) – "È triste dover riconoscere che l’inizio di un maxiprocesso sia un momento storico perché significa dover riconoscere che la criminalità organizzata ha raggiunto dimensioni massime, per cui ci vuole un maxiprocesso per reprimere la stessa qualora le tesi della Dda di Catanzaro vengano considerate veritiere dal collegio giudicante".
Sono le parole del presidente della Commissione antimafia, Nicola Morra ai microfoni di askanews poco prima dell’inizio del maxiprocesso "Rinascita-Scott" contro i clan della ‘ndrangheta nel Vibonese, in un’aula bunker della Corte d’Appello appositamente realizzata nell’area industriale di Lamezia Terme, in provincia di Catanzaro.
Imponenti le misure di sicurezza anche per le procedure sanitarie e anti-Covid, visto il numero elevato di persone coinvolte.
Sul banco degli imputati, presunti esponenti di cosche mafiose, tra cui i Mancuso di Limbadi e Nicotera, politici e imprenditori: 325 persone più 4 già a processo con giudizio immediato mentre per altri 91 imputati è previsto il rito abbreviato dal 27 gennaio 2021.
"È un processo storico – ha continuato Morra – nono soltanto per la quantità dei soggetti coinvolti ma anche per la qualità dei soggetti coinvolti e delle fattispecie penali per cui si sta chiedendo il giudizio. Qui ci sono i cosiddetti ‘ndranghetisti militari che usavano il kalashnikov e le pistole per intimidire e imporre la loro volontà ma anche tanti colletti bianchi che esprimevano le capacità della ‘ndrangheta di relazionarsi con i poteri pubblici".
Il procuratore capo di Catanzaro, Nicola Gratteri ha definito questo precesso una "pietra del muro contro la mafia" sottolineando l’importanza di andare a verificare gli intrecci tra amministrazioni pubbliche e criminalità organizzata.