Trump ha rispolverato questo concetto durante il weekend del Thanksgiving
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C’è una parola di grande successo nelle destre europee e americane: l’emigrazione. L’emigrazione significa rispedire nei paesi di origine non soltanto gli immigrati illegali, ma anche i cittadini non assimilati. Che, come si capisce, è una formula estremamente scivolosa e pericolosa, perché può comprendere chi non ci piace troppo, che ha magari ascendenze islamiche, che magari il colore della pelle è diverso dal nostro. Trump ha rispolverato questo concetto in pieno durante il weekend del Thanksgiving. Vi ricorderete che era appena accaduto un fatto molto grave a Washington, un attentato. Una soldati della Guardia nazionale è stata uccisa. Un soldato era stato ferito da un rifugiato afghano. Costui aveva lavorato con la CIA in Afghanistan contro i talebani, quindi aveva poi ottenuto il diritto di asilo come rifugiato in America. Probabilmente nella sua mente malata pensava di avere qualche conto da regolare con gli Stati Uniti. Però questo è bastato per estendere da lui a tutti gli afghani lo stigma. E poi dagli afghani agli immigrati in generale. E ha detto il presidente Reserve Immigration, invertiamo il flusso migratorio e la security. Il Dipartimento per la sicurezza nazionale ha tradotto in Migration now adesso. Immigrazione. L’immigrazione è una parola, una parola magica che attraversa la storia e le fortune delle destre. È una parola molto suggestiva. Naturalmente ha fatto la fortuna di Alternative für deutchland negli ultimi anni, il partito in odore di nazismo e che ha superato nei sondaggi la sede del cancelliere Merz. E naturalmente, ora che intravede il potere, ha messo un po’ in soffitta la parola immigrazione per non spaventare troppo i moderati. Però è una bandiera ancora issata con molta convinzione dalle parti di Nigel Farage, uno degli artefici della sciagurata Brexit e da Vox, il partito neo franchista spagnolo di Santiago Abascal. c’è una una una una sociologa americana Cinthia Miller Idris che ha spiegato che in sostanza i suprematisti bianchi pensano che si tratta semplicemente di disfarsi della gente di colore e ha detto questo pensando di poterlo fare o con la violenza o emigrando in Austria.
«L’ultima Fenice» è la rubrica di Goffredo Buccini che esplora il confronto epocale di questi anni tra democrazie e autocrazie: interviste e analisi, per scoprire il destino che attende la politica internazionale.
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