L’aula della Camera, con 243 sì e 109 no, dice sì alla separazione delle carriere dei magistrati, il terzo via libera alla legge costituzionale, cardine della Riforma della Giustizia fortemente voluta dal governo.

Il testo torna così al Senato per la quarta e ultima approvazione.
Il disco verde di Montecitorio, come previsto, non è con la maggioranza dei due terzi, che, se confermata nell’ultimo atto anche al Senato, avrebbe scongiurato il referendum confermativo, a questo punto scontato su iniziativa dell’opposizione, probabilmente nella primavera del prossimo anno.

Approvazione tra le polemiche sui tempi, troppo stretti per i contrari alla riforma, con la maggioranza al gran completo e l’opposizione non compatta: Pd, Cinquestelle, Alleanza Verdi e Sinistra hanno votato no, Italia Viva si è astenuta, Azione ha votato a favore della separazione delle carriere, Più Europa si è divisa tra favorevoli e astenuti.

Nel giorno in cui infuria il dibattito anche sulla decisione della Giunta per le autorizzazioni di Montecitorio di accogliere la proposta della maggioranza di una richiesta di chiarimento alla Procura di Roma e al Tribunale dei ministri sulla posizione della capo di gabinetto del ministero della Giustizia Giusy Bartolozzi, indagata nell’inchiesta sul mancato arresto del generale libico Al Masri. L’opposizione non ha partecipato al voto.

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