Rivincite – Ep 3 – Il rugby Falconara e la speranza di un futuro diverso sotto l’Ilva del Nord

di Furio Piccione

Rivincite – Ep 3 – Il rugby Falconara e la speranza di un futuro diverso sotto l’Ilva del Nord

| domenica 18 Mag 2025 - 07:28

La terza puntata della docuserie "Rivincite"

Alberto Gottardo e Francesca Sironi / CorriereTv

La fiamma è sempre accesa, in cima alla torre più alta. È una certezza, per gli abitanti di Falconara Marittima, provincia di Ancona: la torcia della Raffineria Api resta sempre accesa, giorno e notte, condanna e promessa, lavoro e malattia. I serbatoi dell’immenso complesso petrolifero che fa da sbarramento al mare sono al centro di un’area considerata dal 2011 "Sito di interesse nazionale". È cioè uno dei luoghi più inquinati d’Italia.

L’impianto di raffinazione è attivo, 338 operai rimasti, con la famiglia Brachetti Peretti al comando, cavalieri del lavoro divisi fra il petrolio sull’Adriatico e la tenuta vitivinicola "Il Pollenza" sulle colline marchigiane. Ai lati della raffineria di Falconara si sgretolano i muri di una vecchia fabbrica di concimi addossata alla spiaggia, l’ex Montedison, e altre rovine industriali. Le rigorose analisi del gruppo di epidemiologi dello Studio Sentieri, pubblicato e aggiornato dall’Istituto superiore della sanità, fanno male. Eccesso statisticamente rilevante di mortalità nella popolazione femminile per tutti i tumori maligni. Le donne muoiono di tumore più di altre donne, se vivono sotto le torri. Eccesso di ospedalizzazione per entrambi i generi per tutti i tumori maligni. Tutti. Commento degli studiosi: «In alcuni casi, più inquinanti sono associabili a una patologia. In particolare, diossine, IPA, metalli pesanti e per i ricoveri benzene e tricloroetilene sono i contaminanti rilevanti nel sito in termini di effetti sulla salute».

Gli abitanti di Falconara sono oggi 25mila, dimezzati rispetto agli anni del boom. «Tante volte guardo quelli dell’Ilva di Taranto e mi dico: ma com’è che stanno ancora lì? E poi penso: perché io dove sto? Ma qui c’è il mio cuore, la mia vita». Fabio Della Lunga è il direttore sportivo del Rugby Falconara. «Nel nostro piccolo proviamo a portare bellezza», racconta. La squadra di Rugby è nata ufficialmente nel 2005, costruendo dal basso un esempio di resilienza e comunità. Associazioni, progetti sociali, attività per l’educazione affettiva e l’inclusione. «Dove oggi giochiamo 15 anni fa non c’era niente. Ma proprio niente, eh», racconta: «C’era un campo abbandonato, una mezza discarica. Adesso c’è questo campo con le misure regolari per farci giocare la nazionale italiana di Rugby. Abbiamo costruito tutto da zero, con la partecipazione. Il giorno che abbiamo piantato i pali c’era la squadra che scavava le buche a mano, ma buche di quattro metri per cinque, eh, non buchette. Siamo una squadra di serie C, ma ci crediamo».


Alla realizzazione del campo ha contribuito in maniera essenziale un finanziamento della Federazione Italiana Rugby, che ha sposato il progetto, e un contributo regionale per la riqualificazione delle foce del fiume Esino. All’area del fiume, e del parco del Cormorano, dove si trova il Rugby Falconara, sono dedicati due importanti progetti finanziati con milioni di euro dai fondi europei per la Coesione. Negli ultimi 10 anni Falconara Marittima ha ricevuto oltre 50 milioni di euro da fondi strutturali europei, su 579 progetti. Gli interventi più importanti hanno riguardato la banda ultralarga nelle "aree bianche" della regione, finanziata da Bruxelles, con un intervento da 20 milioni di euro. Nove milioni sono andati al completamento delle opere di difesa costiera. Oltre due per il sistema di gestione delle acque reflue. E poi la mobilità sostenibile, e il fiume che scorre di fianco al Rugby Falconara.

I fondi per la coesione sono un’opportunità cruciale per il rilancio di territori interni come Falconara. Così come l’attività di associazioni che dal basso danno significato alla restanza. «L’essenza della nostra realtà è stata la partecipazione», racconta Fabio: «Il rugby ha unito. Siamo andati al di là delle appartenenze politiche, religiose, di classe. Se ci piaceva giocare a rugby e stare insieme, bastava quello. Quello che chiediamo è solo la lealtà, la sincerità e la voglia di mettersi in gioco. Noi vogliamo vincere chiaramente, ma vogliamo vincere così, insieme, perché sappiamo che essere diversi è la forza autentica che ci permette di essere quello che siamo».

‘Rivincite’ è la docu serie che racconta lo sport come strumento di inclusione: otto puntate settimanali, prodotte da Somewhere Studio e realizzate con il sostegno dell’Unione Europea. Il suo contenuto è esclusiva responsabilità di Somewhere Studio e non riflette necessariamente le opinioni dell’Unione Europea. Somewhere Studio garantisce l’indipendenza, il rigore e la completa autonomia nella scelta e nel trattamento degli argomenti.

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