Louis Dassilva non ha scritto lettere. Non ha fatto appelli. Ha lasciato che fosse il suo corpo a farlo: prima con un urlo che ha impedito la revoca della misura della custodia cautelare, poi con lo sciopero della fame e della sete che lo ha portato al coma metabolico. Oggi Louis sta meglio, ma il corpo non è una maschera. È l’ultima voce che resta quando nessuno ascolta più.
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