È uno degli artisti più psichedelici, suo malgrado amato negli anni settanta dagli hippy proprio per le sue visioni distorte come sotto l’effetto di acidi. In realtà l’olandese Maurits Cornelis Escher, vissuto tra il 1898 e il 1972, era lontanissimo da tutto questo e deve le sue opere visionarie da un lato alla sua formazione liberty e dall’altro alla sua passione, ricambiata, per i matematici. La mostra a lui dedicata al polo museale del castello di Conversano vi porterà a scoprirlo, fino al 28 settembre.
Le visioni immersive e multisensoriali di alcune delle sue opere più celebri rendono la mostra davvero adatta a tutte le età. Il fascino delle metamorfosi, pesci che si tramutano in uccelli, le mattonelle del pavimento che si liberano in volo. Il nastro di Möbius, un oggetto percepito a due facce che, ad una più attenta analisi, ne dimostra una sola. Le architetture impossibili quando a partire dalla metà degli anni Trenta, abbandona infatti progressivamente la rappresentazione euclidea dello spazio. Distorsioni prospettiche e illusioni ottiche, scale che non portano da nessuna parte, il dentro che in realtà è un fuori.
La mostra vi porterà a capire il mondo dell’artista olandese. Le tassellature, i moduli geometrici che si ripetono all’infinito, che iniziò a creare dopo avere ammirato la tecnica dei Mori – come disse lui – all’Alahambra di Granada in Spagna, dove i maestri riempivano completamente le superfici con un motivo sempre uguale, di maioliche colorate. Dalle tassellature nacquero poi e metamorfosi: Giorno e notte o Incontro.
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