Un omaggio al cinema russo che si è trasformato in un caso politico. Woody Allen, collegato in videoconferenza con la Settimana internazionale del cinema di Mosca (23-27 agosto), ha raccontato la sua passione per la cultura russa e i suoi ricordi di viaggio in Unione Sovietica.
Le sue parole, tuttavia, hanno immediatamente scatenato la reazione dura di Kiev, che ha parlato apertamente di "vergogna".
Nel corso del dibattito con il regista Fyodor Bondarchuk, Allen che a novembre compirà 89 anni, ha rievocato il rapporto con il padre del collega, Serghei Bondarchuk, autore di "Guerra e Pace", il kolossal premiato con l’Oscar nel 1968. "Ho visto le sette ore del film in un solo giorno", ha detto con tono ammirato.
Il regista newyorkese ha poi ricordato i suoi viaggi a Mosca e nella Leningrado sovietica, oggi San Pietroburgo: un’esperienza che all’epoca definì "non molto piacevole", ma che cambiò radicalmente dopo la caduta dell’Urss.
Tanto che Allen non ha escluso di poter accettare in futuro un progetto con produttori russi: "Potrei scrivere una storia su quanto si stia bene a Mosca e San Pietroburgo".
Le dichiarazioni del pluripremiato regista hanno scatenato la reazione immediata del ministero degli Esteri ucraino. Secondo Kiev, la partecipazione di Allen al festival equivale a "un insulto al sacrificio di attori e registi ucraini uccisi o feriti" nella guerra.
Woody Allen ha negato le accuse secondo cui la sua partecipazione a un festival cinematografico di Mosca fosse un "tentativo di ripulire l’immagine" delle atrocità russe e, contattato dal Guardian ha precisato: "Quando si tratta del conflitto in Ucraina, credo fermamente che Vladimir Putin abbia completamente torto. La guerra che ha causato è spaventosa. Ma, qualunque cosa abbiano fatto i politici, non credo che interrompere il dibattito artistico sia mai un buon modo per aiutare".
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